Top
 

Rabbia

Possiamo ottenere l’approvazione degli altri, se agiamo bene e ci mettiamo d’impegno nello scopo; ma la nostra stessa approvazione vale mille volte di più. (Mark Twain)

Rabbia

La rabbia è una normale, onesta emozione.

Tutti quanti ci arrabbiamo.

È l’uso che facciamo di queste emozioni, se riusciamo ad accettarle, il modo in cui le esprimiamo, che crea il problema. Un’influenza non meno importante sul nostro modo di gestire la rabbia è l’atteggiamento culturale nei suoi confronti: non è bello arrabbiarsi.

Qui i bambini ricevono doppi messaggi. Sperimentano gli attacchi d’ira degli adulti in forma molto diretta o indiretta sotto le vesti di una fredda disapprovazione, ma di solito non è accettabile che i bambini esprimano la loro rabbia. In età molto tenera essi imparano a reprimere queste emozioni, sostituendole o con la vergogna a seguito delle esplosioni di rabbia della madre o con il senso di colpa per i risentimenti che talvolta li opprimono. I bambini assistono a manifestazioni di rabbia sotto forma di violenza in televisione e nei film, di autorità militare e da parte delle forze dell’ordine. Sentono parlare di atti violenti e guerre. Di conseguenza sono molto spaventati e al tempo stesso affascinati quando essi stessi provano rabbia. Non c’è da meravigliarsi del fatto che la rabbia sia come un orribile mostro incombente che va continuamente ricacciato, represso, schivato, evitato.

I bambini hanno molta difficoltà a esprimere la rabbia. I comportamenti antisociali (quelli considerati irritanti per il nostro ordine sociale prestabilito) non sono espressioni dirette dei sentimenti di rabbia, bensì l’evitamento dei veri sentimenti. Poiché le ferite sono normalmente sepolte sotto uno strato di rabbia, è molto difficile e pericoloso per i bambini, ma anche per gli adulti, superare la rabbia di superficie per consentire la piena espressione dei veri sentimenti sottostanti. E’ più facile liberare l’energia picchiando, comportandosi da ribelli oppure usando il più possibile il sarcasmo e i modi indiretti. Tutte le nostre emozioni comportano l’uso di energia fisica espressa attraverso la muscolatura e le funzioni del corpo. Se non esprimiamo la nostra rabbia in modo diretto, essa si manifesterà in qualche altro modo, in genere nocivo per noi stessi.

Spesso proponiamo ai bambini di usare cuscini e materassi di gomma che permettono di esprimere con soddisfazione la nostra emozione di rabbia repressa. Anche noi partecipiamo a questo che è diventato una specie di rituale. Insieme prendiamo delle clave di gomma e ci scaraventiamo urlando verso i materassi per picchiarli duramente. A volte chiediamo al bambino di identificare nel materasso una persona, una situazione, un evento che lo ha fatto arrabbiare, e di picchiare forte, finchè tutta l’energia compressa si esaurisce. Quindi suggeriamo una serie di compiti a casa, altri modi per scaricare la rabbia. Spieghiamo loro che oltre a fare a pugni con il cuscino, ogni volta che si sentono arrabbiati, possono strappare carta o giornali, dare calci a un cuscino, a una lattina, fare una corsa attorno al palazzo, prendere il letto a racchettate, strillare sotto la doccia, scrivere tutte le brutte parole che vengono in mente, scrivere qualcosa sulla rabbia, disegnare i sentimenti di rabbia. Parliamo ai bambini delle sensazioni fisiche e corporee della rabbia che in qualche modo devono venire fuori. Parliamo dei muscoli che si contraggono nel capo, nello stomaco, nel petto e che causano mal di testa, mal di stomaco e dolori al petto. I bambini lo comprendono facilmente.