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Gli Arcani attraverso l’ipnosi

Eppure gli uomini vanno ad ammirare le vette dei monti, le onde enormi del mare, le correnti amplissime dei fiumi, la circonferenza dell’oceano, le orbite degli astri, mentre trascurano se stessi. (Sant’Agostino)

Scoprire gli Arcani attraverso l’ipnosi è un viaggio entusiasmante che ci permette di entrare in contatto con tutti gli aspetti della nostra persona in un profondo ascolto. L’Archetipo ci permetterà di lavorare sul livello psichico, fisico, quello mentale e quello spirituale. Non è importante conoscere il significato dei Tarocchi, è piuttosto interessante sapere come ogni Arcano vibri in noi, sia nella sua accezione più luminosa che in quella più dell’ombra.

 

COSA è UN ARCHETIPO

La parola archetipo deriva dal greco antico ὰρχέτυπος col significato di «immagine», composto da arché (άρχή, cioè «inizio, principio originario») + typos («modello, marchio, esemplare»), ed è stata utilizzata per la prima volta da Filone di Alessandria e, successivamente, da Dionigi di Alicarnasso e Luciano di Samosata.

Il termine viene usato, attualmente, per indicare, in ambito filosofico, la forma preesistente e primordiale di un pensiero, quale ad esempio l’idea platonica; in psicologia analitica da Jung ed altri autori, per indicare i simboli innati e predeterminati dell’inconscio umano, soprattutto collettivo; per derivazione in mitologia, le forme primitive alla base delle espressioni mitico-religiose dell’essere umano e, in narratologia, i metaconcetti di un’opera letteraria espressi nei suoi personaggi e nella struttura della narrazione; in linguistica da Jacques Derrida per il concetto di «archiscrittura»: la forma ideale della scrittura preesistente nell’uomo prima della creazione del linguaggio e da cui si origina quest’ultimo.

Il termine archetipo è inoltre utilizzato in filologia per indicare la copia non conservata di un manoscritto (che non coincide con l’originale), alla quale risale tutta la tradizione (le copie del manoscritto archetipico.

 

In psicologia analitica

In psicologia analitica potrebbe essere definito come una «forma universale del pensiero» dotato di un certo «contenuto affettivo» per il soggetto, dunque un simbolo, e che potrebbe a sua volta autodefinirsi come una sorta di valore etico-sociale cui il soggetto crede, si appoggia o è condizionato, consciamente o inconsciamente, nell’arco della sua esistenza o parte di essa, nella realizzazione dei suoi progetti di vita o semplicemente nel suo modo di essere o comportarsi.

 

Carl Gustav Jung

Carl Gustav Jung teorizza che l’inconscio alla nascita contenga delle impostazioni psichiche innate, che si riflettono nel tipo di sistema nervoso caratteristico del genere umano, trasmesse in modo ereditario. Tali impostazioni e immagini mentali sono quindi collettive, cioè appartenenti a tutti; Jung chiama questo sistema psichico inconscio collettivo, distinguendolo dall’inconscio personale che deriva direttamente dall’esperienza personale dell’individuo. La formulazione dell’archetipo è più volte ridefinita, precisata, approfondita da Jung.

L’inconscio collettivo, per Jung, è costituito sostanzialmente da schemi di base universali, impersonali, innati, ereditari che lui chiama archetipi. Di questi i più importanti sono:

  • il «», cioè il risultato del processo di formazione dell’individuo;
  • l’«ombra», ossia la parte istintiva e irrazionale contenente anche i pensieri repressi dalla coscienza;
  • l’«anima», cioè la personalità femminile così come l’uomo se la rappresenta nel suo inconscio, e l’«animus», la controparte maschile dell’anima nella donna. In tal modo Jung sposta sul piano inconscio quelle esigenze morali di tipo culturale, religioso, artistico e ambientale, comuni a tutti gli individui di un certo gruppo, che Freud riteneva presenti invece nel Super-io della psiche umana.

Da un punto di vista psicodinamico Jung postula, poi, quattro funzioni fondamentali: pensiero, sentimento, sensazione e intuizione. Ciascuna di queste funzioni è variamente dominante in ogni individuo,[1] a seconda del modo di rapportarsi con l’archetipo femminile o maschile (l’Animus per la donna) che risiede nel suo inconscio. Questa relazione ha, per Jung, un ruolo nell’equilibrio delle funzioni psicodinamiche. Le funzioni meno dominanti in un individuo vengono sommerse nell’attività dell’inconscio e assumono la forma di funzioni psicodinamiche della sua anima come se questa fosse in qualche misura separata e in grado di intrattenere una certa forma di dialogo interiore.

L’archetipo, conseguentemente, viene a essere un sorta di prototipo universale per le idee attraverso il quale l’individuo interpreta ciò che osserva ed esperimenta. È, per Jung, l’«immagine primordiale» (urtümliches Bild) dell’inconscio collettivo.

Gli archetipi integrandosi con la coscienza, vengono rielaborati continuamente dalle società umane, si manifestano «contemporaneamente anche in veste di fantasie e spesso rivelano la loro presenza solo per mezzo di immagini simboliche»[3], si rafforzano, si indeboliscono e possono anche morire. L’indebolirsi degli archetipi nell’epoca moderna ha reso, per Jung, possibile e utile la psicologia[4]. La sopravvivenza degli archetipi, in epoca moderna, è legata anche agli esiti della comunicazione di massa. Un film di successo, un libro, una trasmissione televisiva molto seguita possono giocare un ruolo nel ravvivarli o indebolirli. Gli archetipi infatti per Jung possono riassumere in sé vari aspetti della realtà da essi governati, aspetti che risultano così collegati tra loro secondo la legge dell’analogia o della similitudine con l’archetipo corrispondente, di cui assurgono a simboli.[5] Un modello classico di disciplina basata sugli archetipi è per Jung l’astrologia, che mira appunto a decodificare il significato degli eventi microcosmici riconducendoli ad archetipi macrocosmici,[6] associando ad esempio il principio dell’ombra alla Luna, o quello della coscienza al Sole.

Riferimento: https://it.wikipedia.org/wiki/Archetipo

 

COSA SONO GLI ARCANI

Un po’ tutti abbiamo sentito parlare qualche volta di “arcani maggiori”, eppure solo pochi, anzi pochissimi sanno di che cosa si tratti davvero. Essi sono di fatto 22 carte, anche definite comunemente come “Lame” o “Trionfi”, costituiscono una categoria di carte con delle raffigurazioni e significati molto particolari.

Il termine “arcano”, non a caso, significa segreto ed infatti queste carte rappresentano sostanzialmente i segreti più grandi e importanti che vengono comunicati in un consulto di cartomanzia.

Nell’arte della cartomanzia, gli arcani maggiori sono i punti cardine della lettura e servono a fornire una spiegazione alle domande che si stanno ponendo alle carte. Queste sono accompagnate nell’interpretazione dagli arcani cosiddetti minori, che servono a contestualizzare quello che gli arcani comunicano grazie alla cartomante. Queste sono carte cariche di significato e possono anche essere usate pure e semplici per un tipo di lettura delle carte veloce.

Gli Arcani maggiori possono anche essere interpretati come un insieme di tappe che una persona può trovare durante il suo cammino nella vita e nella conoscenza di sé. Queste 22 carte sono le idee primordiali e inconsce, che sono comuni a tutti gli uomini sulla Terra, e che si possono manifestare solamente attraverso delle immagini.

Una persona che va alla ricerca di sé va ad esplorare molte parti della sua psiche al fine di realizzare un processo completo, questo processo va a toccare con la mente quindi in parte tutti gli arcani maggiori. Essi non fanno quindi riferimento agli avvenimenti quotidiani, ma si riferiscono ad un quadro più generale della vita e dei suoi eventi. Un tarocco rappresentante un arcano maggiore, è estremamente ricco di significato e di valore simbolico che solo una cartomante seria e competente può esplorare e comprendere.

 

COME SONO FATTI GLI ARCANI MAGGIORI

Gli arcani maggiori sono caratterizzati ognuno da tre elementi ben distinti:

  • un numero, che si trova nella parte alta della carta
  • un nome definito, che viene riportato in basso
  • una rappresentazione, che occupa tutta la parte centrale della carta

Le uniche eccezioni sono costituite dal Matto, che non ha numero e la carta “senza nome”, cioé l’arcano XIII. Le rappresentazioni che gli arcani maggiori hanno sul dorso possono avere figure umane, figure mitologiche e di animali. La carica di potere che è racchiuso in queste raffigurazioni è impensabile, grazie ad esse, dettagli sulla vita della persona che li interpella o sulla sua personalità possono finalmente essere chiari e svelati. Un esempio classico è dato dalla lettura con data di nascita: ognuno ha un arcano personale, ovvero calcolando i numeri che compongono la data di nascita, ne esce un numero compreso tra 1 e 22, che andrà a corrispondere a uno dei tarocchi degli arcani maggiori.

A ogni carta e ad ogni rappresentazione viene attribuita una certa qualità e un certo significato che possiamo anche con semplicità reperire online o in una qualunque enciclopedia. Una lettura chiara e completa, capace di mettere insieme i differenti elementi e interpretarli e relazionarli con gli altri arcani e con altre carte, deve essere comunque fatta da una persona che ne ha le capacità, l’esperienza e il dono della divinazione, che non è di certo una cosa che si può apprendere.

È la combinazione di più carte infatti che permette di ricavare un significato e le combinazioni non sono semplici perché dipendono da molteplici fattori. Basta pensare a quando per esempio appaiono combinazioni tra carte che superficialmente sono troppo diverse fra loro, se non opposte: una spiegazione c’è sempre. Per capire il significato profondo degli arcani maggiori di un mazzo di tarocchi si possono usare diversi metodi di lettura, che possono dare risultati molto interessanti.

 

RIFERIMENTO: http://www.venetoformatori.it/uncategorized/arcani-maggiori/